VIOLAZIONE PATTO DI NON CONCORENZA
Acquisiamo le prove utili ad accertare la Violazione del Patto di non Concorrenza
La violazione del Patto di non Concorrenza può causare danni economici per l’ex datore.
Con il Patto di non Concorrenza , l’imprenditore tutela il patrimonio, le idee e l’attività della propria azienda, scongiurando l’ipotesi che il dipendente, una volta uscito dall’azienda, esporti le modalità di azione, i processi di lavorazione, ogni altra informazione in essa appresa e le idee, copiandole e sfruttandole per aprire una propria azienda o per utilizzarle in favore di un altro datore, che svolge un’attività in concorrenza con quella dell’ex datore.
I patti di non concorrenza determinano che il lavoratore si obblighi, per un periodo successivo alla cessazione del rapporto di lavoro e dietro pagamento di un corrispettivo, a non trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore.
Al fine di bilanciare gli interessi contrapposti in gioco che vedono da un lato il diritto del datore di lavoro di non vedersi “attaccare” da attività imprenditoriali intraprese dai propri dipendenti e dall’altro, la libertà concorrenziale di questi ultimi, i quali hanno pari diritto di esercitare un’attività in proprio una volta cessato il rapporto di lavoro subordinato e, in ogni caso, di cercare un nuovo lavoro, anche in concorrenza con l’ex datore, i patti di non concorrenza devono avere determinate caratteristiche e rispettare diversi limiti.
Tuttavia, non sempre vengono rispettati, causando potenziali danni economici di rilevante portata per l’ex datore.